La scrittura alfabetica nacque presso i Fenici e si diffuse anche tra i Greci, infatti greci e fenici erano geograficamente vicini e commerciavano attivamente fra di loro, oltre che con le altre popolazioni del Mediterraneo. Poi passò ai romani.
Presso i Romani non si usavano penne con inchiostro bensì tavolette di cera, tipo lavagnette, sopra le quali essi scrivevano incidendo con uno stilo appuntito. Gli esercizi di scrittura potevano essere cancellati rinnovando la cera della tavoletta. Sui monumenti e sulle lapidi le scritte erano incise sulla pietra.
L'uso della carta pergamena si diffuse solo dopo l'anno mille nei monasteri e più tardi su carta ricavata da stracci e la penna era una penna d'oca, appuntita ad un'estremità resa così aguzza, dove veniva praticato un taglietto per far scorrere l'inchiostro in modo regolare. La penna d’oca fu il primo strumento a sostituire il calamo, in occidente, tra il sesto e il nono secolo dopo Cristo.
Essa era di oca (delle ali dell'oca) perchè le penne d'oca sono molto belle, lunghe e consistenti e soprattutto perchè l'asta della piuma è ricoperta di un grasso che impedisce che l'inchiostro si attacchi.
La penna veniva intinta in un calamaio, dove c'era l'inchiostro, e poi si poteva scrivere. Il calamaio è un piccolo recipiente in vetro o porcellana o metallo, messo vicino a chi deve scrivere, che contiene l'inchiostro utilizzato per la scrittura attraverso il calamo, da cui il nome calamaio, o più tardi per mezzo della penna.